
Sulla via del viandante
A stento l'occhio estraneo la nota,
spunta dalla nebbia come un'anima in pena
che vaga silenziosa nelle campagne incolte.
Sul lungo viale, gli alberi spogli e placidi
s'inerpicano sinuosi verso l'alto
nel grigio della bruma preserale.
Fioche luci, armoniosamente allineate,
squarciano intermittenti quel antico quadro agreste,
riaccendendo in me i sentimenti della festa.
Sulle grezze mura poggio le mani,
e mentre le labbra recitano una preghiera antica,
volgo lo sguardo ai miei pensieri più intensi.
Nell'aria s'ode solo
l'elettrico vibrare delle luminarie,
e l'odore deciso di fumo dai comignoli
m'entra nelle narici e mi rincuora:
la casa è viva!
Le sento battere il petto,
e nel cuore già rigonfio di gioie e dolori
le scorre un torrente di calore umano
che travolge ogni cosa.
Svelto mi ritraggo,
e in un istante mi ritrovo sui miei passi:
al di là delle luci,
io sono solo un intruso;
al di là degli odori,
semplice spettatore di una vita non mia;
al di là delle emozioni che appartengono ad altri.
Tutto si cela di nuovo alla mia vista,
e, nella sempre più offuscata sera che avanza,
riprendo il mio tacito cammino
fino a divenire io stesso indistinguibile.