
In morte di una fiera
Nella selva buia e tempestosa
vaga misterioso un gelido animale,
senza forma, senza nome,
forse umano, forse sacro.
Senti il grido nella notte,
è la bestia che si sveglia.
Senti i passi fra i sepolcri,
fra le bare inanimate,
fra le ossa e i resti umani.
Scava squallida la cosa,
per la fame e per violare
quella pace di illusioni
che ormai lei non può capire.
L'inumana forma immonda
mi compare all'improvviso,
nella stanza a spaventare
i miei sogni di fanciullo.
Mi spaventa e mi attacca,
ho paura ma ho coraggio
e il pugnale che ho già pronto
la trafigge e la massacra.
Altri colpi ed altri ancora
e continuo ad infierirla,
per paura, per piacere.
Ora è morta e forse è in pace
fra le valli o in purgatorio.
Forse vivo è il suo ricordo
che rinasce a tormentare
la mia bara e le mie ossa,
per vendetta, per la fame.